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Comunicare la pace è una chiamata di responsabilità nella comunicazione di tutti i giorni
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Laura Boldrini



Registrato: 20/02/06 08:30
Messaggi: 1

 Comunicare la pace è una chiamata di responsabilità nella comunicazione di tutti i giorni

Laura Boldrini, portavoce per l'Italia dell'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite

Intanto, come dire, il giorno che io ho visto questa pagina qui di un quotidiano nazionale in cui si diceva “Salviamo l’Onu”, io e tutti i colleghi che alle Nazioni Unite lavoriamo, siamo stati presi da stupore, chi può spendersi per l’Onu oggi? Chi può come dire dedicare tanta attenzione all’Onu? Quindi abbiamo appreso con enorme soddisfazione questa iniziativa, il fatto che la società civile si mobilitasse a 360 gradi. Da oggi all’ 11 ci saranno tantissime iniziative, e questo è il tema portante. Io devo dire che se ne sentiva la mancanza quindi grazie agli organizzatori e agli enti promotori. Se ne è sentita la mancanza e si è sentita quando l’Onu è stata colpita proprio al cuore e questo colpo tremendo è arrivato qualche anno fa tra l’indifferenza generale.
Era un 19 agosto di due anni fa nel 2003 e a Baghdad veniva preso,come dire,in qualche modo veniva minato il cuore dell’Onu, è ovvio che nel nostro mestiere già in precedenza c’erano state delle perdite umane ma mai un attacco così violento, mai un attacco alla bandiera, quella bandiera che prima era una forma di protezione e non abbiamo visto nessun tipo di mobilitazione, non abbiamo visto nessun dibattito, non abbiamo visto gente scendere in piazza, non abbiamo visto nessuna marcia. Io stessa mi sono attaccata al telefono a chiamare le redazioni dei giornali, in particolare dei telegiornali per suscitare un interesse, ma era il 19 agosto e forse quegli stessi giornalisti non erano stati abbastanza sensibilizzati da noi che all’interno dell’Onu ci occupiamo di informazione, quindi anche noi probabilmente avevamo fallito vedendo le reazioni che suscitavamo sollecitando un interesse. E devo dire che c’è stato uno speciale tirato fuori con i denti e diviso a metà perché quel giorno c’era stata una strage anche in Israele. Ci siamo accontentati e questo è stato tutto quello che siamo riusciti a portare a casa. Era una data storica perché in quel giorno è cambiato il lavoro umanitario delle agenzie dell’Onu, in quel giorno è stato fatto qualcosa che poi avrà, così come ha avuto,una conseguenza in tutto il lavoro umanitario delle Nazioni Unite. Però quel giorno lì è stato un giorno di riflessione perché non c’è stata mobilitazione, e in questo devo dire che prima di tutto dobbiamo fare mea culpa. Ecco qua parliamo di comunicare la pace ma io penso che comunicare la pace non significa soltanto comunicare l’Iraq per comunicare la pace. Andiamo anche nella Repubblica democratica del Congo, dove probabilmente non ci abbiamo mai messo piede, andiamo in Darfur, per dirne un’altra, si anche questo è comunicare la pace. Ma comunicare la pace è anche non rappresentare altre società e altre religioni nei loro estremi più deleteri, comunicare la pace non è far credere agli Italiani che l’Islam è solo quello che grida con il kalashnikof, comunicare la pace è anche far vedere che ci sono famiglie di musulmani in Sudan che il venerdì vanno a fare il picnic, che fanno delle amene riunioni di famiglia, che in Iran i ragazzi si incontrano al bar e parlano, anche questo è comunicare la pace. Comunicare la pace non è esemplificare, banalizzare e ridurre tutto a degli stereotipi, e per altro stereotipi sempre negativi, comunicare la pace credo sia anche non dare ampi spazi editoriali a opinionisti che non vogliono parlare di pace ma possibilmente seminano odio, anche questo è comunicare la pace, il rifiutarsi, il prendere posizione contro il rischio incombente e strisciante dello scontro di civiltà che oggi noi viviamo. Oggi il rifugiato non può voler dire terrorista, oggi il clandestino non può voler dire minaccia, noi dobbiamo rifiutare queste equazioni criminali e chi fa informazione ha questo dovere di non fare, come dire, da risonanza ai politici irresponsabili che mettono benzina sul fuoco. Quindi comunicare la pace è anche questo, è anche una chiamata di responsabilità nella comunicazione di tutti i giorni in cui c’è più bisogno di riflettere.
E chiudo, quando si parla magari di riforma dell’Onu si invitano sempre i politici italiani perché diventa sempre una questione di destra e di sinistra ma l’Onu non è né di destra né di sinistra e sarebbe utile probabilmente chiamare qualcuno che nell’Onu lavora, che c’è, che sa cosa significa lavorarci, significa anche vivere le frustrazioni che questo genera. Quindi bisogna chiamare i soggetti che sono poi gli attori e non ridurre tutto a una diatriba di politica interna destra e sinistra: c’è qualcosa di più alto, c’è qualcosa che è interesse generale del paese. L’immigrazione, l’asilo sono cose che non possono essere ridotte a destra e sinistra.
MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 11:29 am
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