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Media attivisti cioè autori, attori e registi indipendenti noti in questi ultimi anni
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Beppe Giulietti



Registrato: 20/02/06 08:26
Messaggi: 1

 Media attivisti cioè autori, attori e registi indipendenti noti in questi ultimi anni

Beppe Giuletti, segretario di Articolo 21

Io eseguo i compiti che mi ha dato Flavio Lotti, tolgo le analisi generali, molte delle quali condivido ma credo che il problema sia riuscire a vedere se individuiamo, associazioni, forze sociali, giornalisti un cammino di proposte ciascuna delle quali non sufficienti in se. Ma credo che sia opportuno provare a delinearle. Provo ad indicarle una dietro l’altra.
La prima, se vogliamo occuparci di comunicazione, di bugie mediatiche non solo sulla guerra, pensate al dramma di New Orleans, alla bugia mediatica che pure in quel caso ha bucato la prevenzione, facendoci concentrare sulla repressione successiva. Dobbiamo su questo ragionare con molta serietà, penso ai bellissimi libri di Reale, Remondino e altri amici.
Prima questione su quello che è accaduto in America circa il diritto di cronaca. Le prime decisioni che furono prese dopo il conflitto mondiale. Lo stesso sta accadendo adesso in Italia. C’è una attenta traduzione in italiano del Patrioct Act. E dobbiamo stare molto attenti e non sottovalutarli. Il governo dice che ritirerà il carcere ai cronisti, e voglio vedere quel testo. Non c’era alcun bisogno di intervenire sulle intercettazioni. Guardate non centra con la privacy, le modalità di intervento sono intercettazioni che possono essere usate sui cronisti che si occupano di segreti militari. E quindi si reintroduce quello che, dal codice militare è uscito, grazie alla vostra campagna, un mese fa che era il carcere per i cronisti, viene reintrodotto adesso attraverso le intercettazioni. Credo che dobbiamo insieme dire che su questo ci sarà una grande mobilitazione civile per impedire che passi qualunque provvedimento che restringa il diritto di cronaca in qualsiasi forma perché modifica ulteriormente l’articolo 21.
Secondo. Ho la sensazione che noi tutti o perlomeno la nostra associazione non abbiamo la presunzione di voler interpretare l’insieme delle posizioni in questa materia, perché abbiamo sottovalutato un punto. È vero che dobbiamo ripristinare l’articolo 21 per il diritto di ricevere l’informazione a casa, è la grande questione della censura, della cancellazione dei vari giornalisti, scrittori, autori e comici, ma c’è un dato in più che oggi possiamo porre, il diritto a produrre informazione e a utilizzare le reti attraverso il lavoro della Rai. E io vorrei parlare anche dei media attivisti cioè di autori, attori e registi indipendenti che sono noti in questi ultimi anni e possono produrre in autonomia delle nuove reti. E dico questo perché voglio fare una proposta agli enti locali. Non è vero che non si può fare nulla, io penso che una prima proposta possa essere avanzata, quella di dar vita a una vera e propria campagna di alfabetizzazione, come facemmo un tempo con la letture del libro. Una vera e propria campagna in cui gli enti locali con la Tavola della Pace organizzino corsi di alfabetizzazione per l’utilizzo e l’autoproduzione del digitale in tutte le sue forme; e penso alla possibilità di utilizzare le reti civiche, (qualcuno ha detto le telestreet ne sono un esempio, e le reti civiche sono già esistenti), e di creare un esercito di persone che sappiano utilizzare le nuove tecnologie, un lavoro che è stato fatto da molte radio, vedo qui Radio Popolare. Si tratta di un esercito di persone pronte a bucare ogni tipo di bugia mediatica a livello nazionale e locale.
La seconda questione. Qualcuno ha citato il contratto di servizio. Una citazione corretta. C’è un luogo di contrattazione che è immediatamente apribile nelle prossime settimane. La Rai deve giustificare il suo canone aprendo una contrattazione con lo Stato che viene poi portato alla Commissione Parlamentare di Vigilanza. Questa contrattazione, per ora e anche per i passati governi (bisogna essere onesti altrimenti si fa propaganda), è stata troppo interna, la consultazione è tra il governo e la Rai. Credo che potrebbero essere inseriti nel contratto alcuni dei riferimenti più tosti. Per esempio, credo che dobbiamo assolutamente chiedere che la Rai, che ha speso soldi per il digitale terrestre, che riservi una delle sue reti, o gli spazi delle sue reti e anche del digitale, per quella che è l’informazione non sulle guerre e i conflitti ma su quella parte del mondo che non si vede, su quella parte della società italiana che opera, lavora e viene cancellata. Credo che esistano le condizioni per cui uno dei canali del digitale se ne occupi, per chiedere anche una copertura di quelle zone, come l’Africa e anche all’Asia, ma anche che esista un appuntamento, quotidianamente e settimanalmente dedicato in modo specifico a questi temi. Credo che queste siano questioni che possono essere poste, ci sarà o non ci sarà, ma credo quella sia la soluzione che posso essere portata.
Ultima questione, la rubo dal documento del Forum del Terzo Settore. C’è stata la scorsa settimana un documento che presentò Patriarca insieme a molte associazioni. Per quanto riguarda i prossimi mesi credo che vada posta una questione che risulterà pesante anche a moti amici e compagni: che sia rotta l’attuale organizzazione del modo di dominare nel sistema televisivo, in particolare alla Rai. Per ora, in base alla Gasparri, è diventata una prerogativa del Governo e dei Partiti. Io penso che sia il peggior modo di nomina possibile. Rubo la proposta, che è stata formulata da varie forze politiche. Credo che noi possiamo chiedere che per il futuro consiglio, si possa fare una traduzione italiana di quella già approvata in Spagna, che ha previsto un Consiglio e un Comitato che ha dentro di sé obbligatoriamente il Terzo Settore, le associazioni, le università, il mondo degli autori e della cultura. Questa sia la condizione matura, compreso che il Terzo settore esprima nella sua autonomia, non mediata, un proprio consigliere. Quello è il modo di rompere un meccanismo chiuso che altrimenti non è con le petizioni che si risolve.
Noi chiuderemo la campagna per Enzo Baldoni, l’11 settembre sulla Rocca. Perché è stato scelto lui? Perché ci sembrava giusto anche per brutte polemiche che ci sono state nel passato, secondo cui era giornalista solo chi aveva il tesserino. Per me il giornalista è chi ha gusto per la libertà, chi ha coraggio e chi non prende paura e non lo può riconoscere nessun tesserino. Credo che sia giusto finire qui la raccolta firme e chiedere al Presidente Ciampi che sia dato un ricordo, che naturalmente non restituisce niente a nessuno, un segnale per ricordare questo straordinario giornalista e operatore di pace. Mi piacerebbe che il secondo appuntamento fosse, e lo dico adesso alla Presidenza e agli amici e compagni presenti, a Gubbio, il 14, 15 16 ottobre, dove è stato convocato un Forum sulla comunicazione. Potrebbe essere il secondo appuntamento, se lo riterrete di questo percorso, a formulare una proposta e condividerla, ovviamente modificandola e cambiandola.
MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 10:20 am
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