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Vanno rivoluzionate le regole dell’informazione
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Tonio Dell'Olio



Registrato: 17/02/06 11:10
Messaggi: 1

 Vanno rivoluzionate le regole dell’informazione

Tonio Dell’Olio, Libera.

Nella relazione iniziale di Paolo Serventi Longhi ci sono stati alcuni passaggi che mi sono proprio sentito addosso, stretti. Esiste un ministro degli esteri che definisce i pacifisti come Ponzio Pilato, che si lavano le mani di fronte alle difficoltà del mondo e che si continua a chiedere dove sono i pacifisti ogni volta che scoppia un conflitto. E poi ci sono quelli che incalzano addossandoci tante colpe. Ora dire che non c’è informazione in Italia perché noi non siamo in grado, pur diffusi e radicati abbastanza, di sollecitare l’opinione pubblica, mi sembra, francamente eccessivo. Non è polemica ma vorrei attraverso alcuni aneddoti, e magari uno in particolare, che prendo come una sorta di parabola che potrebbe servire per capire cosa non sta funzionando e cosa potrebbe funzionare meglio e quindi poi fare una proposta. Ci sono veramente tanti esempi, penso ad una campagna, quella per cercare di frenare il disarcionamento della 185 del 1990, legge che garantisce un controllo democratico del commercio delle armi in Italia. Ogni volta che a un giornalista chiedevamo come mai non si parli di questa cosa, che è scandalosa, ci rispondeva che era un termine troppo tecnico. Ci vollero i saltimbanchi delle iene di Mediaset, che si appostarono davanti al Senato e ogni volta che entrava un senatore chiedevano come l’avrebbero votata. E questi puntualmente non sapevano di cosa si trattava. Naturalmente di lì si cominciò a parlarne. Insomma ci vollero i saltimbanchi delle iene, e tra l’altro sto anche facendo pubblicità, che ad un certo punto cominciarono a verificare quali armi erano state usate in quegli incidenti o meglio in quegli omicidi domestici e scoprirono che erano esattamente quelle armi che si volevano vendere dal quel punto in poi.
Così voglio ricordare un’altra figura di giornalista che non è più tra noi, Mariagrazia Cutuli, la quale era molto attenta al Sudan. Noi avevamo una campagna in Sudan e puntualmente ci chiedeva materiali e poi doveva scusarsi perché non riusciva a pubblicare niente sul suo giornale e, quindi, poi si lamentava delle sue condizioni contrattuali. E solo poi è stata esaltata per tutte le altre cose.
L’aneddoto attraverso cui voglio farvi capire alcune cose è rappresentato dalla campagna contro le mine. Partimmo in cinque organizzazioni e poi altre tre, in una circostanza difficile, riuscimmo a fare un convegno “Se minare la pace”. Mi ricordo che ad un giornalista corrispondente di uno dei più grandi giornali d’Italia, di cui non posso dirvi il nome, riservammo anche un’esclusiva. Un ex produttore di mine che si era convertito e poi anche aveva convertito anche la sua azienda attraverso tutto un percorso molto interessante. Naturalmente metteva a disposizione tutto il suo sapere sulle mine, su come erano terribili e crudeli. Quindi questo ex-produttore di mine aveva una serie di notizie importanti. A questo giornalista, oltre a questa esclusiva, offrimmo anche tutta una serie di materiali. La sera prima dell’intervista mi telefonò e mi disse che purtroppo il suo giornale il giorno dopo su questa cosa non avrebbe scritto niente. E io chiesi come era possibile. E lui mi rispose che il nostro spazio sarebbe andato ad un noto corrispondente da New York per via del cane di Clinton. Per la prima volta Clinton si era mostrato con il suo cane. E quando chiamammo il direttore del giornale per rimproverare questa storia, mi disse di aver pazienza ma l’indomani tutti i giornali avrebbero pubblicato questa notizia e quindi non poteva non parlarne. Ed è vero. Perché il giorno dopo la verifica fu fatta. E’ il cane di Clinton, è allora? Mi disse di non preoccuparmi, che aveva visto il materiale, e soprattutto mi disse che la prossima volta che fosse successo qualcosa sulle mine loro sarebbero stati sicuramente il giornale più informato. Ma la prossima volta che succede qualcosa è purtroppo ogni venti minuti, ogni venti minuti, nel mondo, salta una persona su mina. Probabilmente dovevamo aspettare che saltasse pure il cane di Clinton perché se ne potesse parlare.
Termino dicendo che questo significa che vanno rivoluzionate le regole dell’informazione, ovvero che non è solo l’audience e le vendite, anche se per questo bisognerebbe fare un discorso a parte. Se non si vendesse di più parlando pure di queste cose, bisogna comunque considerare che la priorità dell’agenda non è vero che deve essere segnata dai gusti delle persone, può essere, invece, il criterio generale proprio quello dei valori, quelli universali dei diritti umani e non dei gusti momentanei della gente. La proposta: c’è un codice etico sui minori, e uno dei giornalisti e allora perché non è possibile che gli operatori dell’informazione, quindi direttori e anche capiredattori, rispettino come criterio quello dei diritti umani? Il redattore deve, dal punto di vista contrattuale, poter contestare al direttore che parlare di mine è più importante che parlare del cane di Clinton.
MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 9:00 am
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