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 Indice Forum » Italian Room » Contro la miseria: che fare? Il ruolo dell’ONU, dei governi, della società civile mondiale.
La ricchezza che viene prodotta nel mondo ha fonti mondiali e anche i benefici devono essere mondiali
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Antonio Martins



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Messaggi: 1

 La ricchezza che viene prodotta nel mondo ha fonti mondiali e anche i benefici devono essere mondiali
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Antonio Martins (Brasile), ATTAC Brasile

Mi sembra che abbiamo ascoltato un panorama ricchissimo di testimonianze sulla povertà e la miseria a livello internazionale. Ma siamo in Italia, un Paese dove qualcuno ha detto che: “E’ necessario aggiungere sempre al pessimismo della critica l‘ottimismo dell’azione”. Io credo che anche la tradizione del Forum Mondiale Sociale, al quale io sento di aderire, raccomanda che noi tentiamo di andare aldilà della critica della miseria e dell’indigenza, che noi comprendiamo perché esistono e troviamo le vie per affrontarle: dobbiamo passare dal no alla miseria, al sì delle soluzioni, e presentare i “sì”, che sono la capacità di mobilitare la società e di costringere coloro che sono responsabili della miseria di oggi a cedere o a dire che non vogliono acconsentire di imboccare le strade moto concrete che esistono per superarla. E’ un’alternativa di cui si è discusso abbastanza nell’ultimo Forum Sociale Mondiale, cioè della costruzione di un complesso internazionale di imposte per la ridistribuzione della ricchezza internazionale. Quali sono le basi di questa idea? La prima è che la ricchezza che viene prodotta collettivamente in tutto il mondo ha fonti mondiali e anche i benefici devono essere mondiali. La seconda giustificazione è che a causa della globalizzazione ci sono sempre più Paesi che non possono risolvere da soli i problemi ambientali, i problemi delle epidemie, delle crisi finanziarie, dei mercati finanziari: sono problemi che nessun governo da solo può risolvere. Terzo: esistono all’interno del processo di globalizzazione dei sistemi che permettono ai ricchi del mondo, soprattutto alle grandi imprese, di sfuggire alle tassazioni nei loro stessi Paesi. E’ il caso per esempio dei paradisi fiscali o della competizione che le transnazionali impongono ai Paesi su chi tassa di meno: c’è una concorrenza all’abbassamento del livello fiscale.
Ecco l’insieme delle imposte di cui si discute: innanzitutto un’imposta sul flusso di capitali, come la Tobin-Tax. Secondo: un’imposta sugli stock dei capitali delle azioni che concentrano il 30% delle ricchezze mondiali e che devono essere tassate. Le 200 banche con il 15% della ricchezza del mondo devono contribuire a risolvere i problemi della povertà. Terzo: imposte ambientai, sulla produzione di CO2, di rifiuti nucleari, sull’uso dei combustibili per l’aviazione responsabili del 5% dell’effetto-serra. Secondo i calcoli di un economista francese che si chiama Jacque Cossar?, con questo insieme di imposte sarebbe possibile ridistribuire ogni anno 500’000 milioni di dollari, che sarebbero più che sufficienti per raggiungere gli Obiettivi del Millennio e assicurare acqua potabile a tutta l’Africa, e assistenza medica a chi ne ha bisogno, soprattutto ai malati di AIDS. Ultima cosa: è chiaro che questo sistema ci obbliga a discutere le forme di potere internazionale, ed al momento attuale questo tema si avvicina molto a quello dell’ONU dei Popoli; è possibile lottare contro la miseria, è possibile costruire una nuova democrazia internazionale. Coloro che dicono che questa è un’utopia sono le stesse persone che prima della Rivoluzione Francese dicevano che la nobiltà non doveva pagare imposte. Ma la rivoluzione c’è stata, perché il popolo era certo che fosse possibile costruire una società diversa. Oggi è possibile costruire una società diversa.
MessaggioInviato: Mer Feb 22, 2006 10:01 am
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