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L’informazione è democrazia e più scandalosamente rivoluzionaria
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Mauro Tippolotti



Registrato: 20/02/06 08:34
Messaggi: 1

 L’informazione è democrazia e più scandalosamente rivoluzionaria

Mauro Tippolotti, presidente del Consiglio regionale dell’Umbria

E’ veramente un piacere darvi il benvenuto. Sono molto onorato e felice di portare il saluto del consiglio regionale dell’Umbria ai vostri lavori di oggi che rappresentano l’anteprima della sessione di apertura della sesta assemblea dell’Onu dei popoli. Il mio vuole essere un saluto e un augurio che è rivolto proprio a chi si pone l’obiettivo di salvare l’Onu per riappropriarsene e affermare indiscutibilmente i diritti umani, la democrazia e la libertà. Vuole rappresentare un’esigenza che sento sul piano istituzionale, ma ancor più sul piano umano e personale. Se guardiamo gli accadimenti di questi ultimi anni con il quadro delle relazioni mondiali stravolto e condizionato da conflitti preventivi e permanenti secondo la logica dell’imperante unilateralismo, la riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite diviene più che indispensabile, direi propedeutica a qualsiasi atto politico che tenda a regolamentare le controversie internazionali ripudiando l’uso delle armi. E non a caso uso questa terminologia. Io credo nell’articolo 11 della nostra Costituzione, che rimanga un caposaldo avanzato in qualsiasi architettura istituzionale.
L’incontro di questa sera “ Per un’informazione e una comunicazione di pace” assume perciò quel particolare significato che riesce a legare le questioni scientificamente applicate, con una questione che nella sua banalità diviene sovversiva, cioè che l’informazione è democrazia e più scandalosamente rivoluzionaria se vogliamo, e cioè che l’informazione è importante ed è un diritto.
Tutti noi dobbiamo sapere come in realtà stanno le cose, anche se non è naturalmente compito mio, ora , in questa sede, addentrarmi nel contenuto di queste materie, ma almeno dal punto di vista istituzionale e qui c’è da sottolineare l’importante ruolo che svolge la Comunicazione Istituzionale, proprio sul versante della trasparenza e della sua funzione sociale, non si può non sottolineare a quale gravoso compito e carico di responsabilità siete sottoposti voi operatori dell’informazione, ed è per questo che hanno fatto bene gli organizzatori dell’Onu dei Popoli ad aprire proprio con queste tematiche la Sessione di quest’anno, (come assunzione della nuova e profonda responsabilità), il comunicare la pace assume in sé la stessa valenza di un’azione di pace e naturalmente qui si scontrano i densi livelli di contraddizione: come deve essere l’informazione che rappresenta adeguatamente il diritto alla pace? Come si rappresenta un conflitto? La guerra, la sua origine, i suoi effetti e le sue conseguenze?.
Riprendendo brevemente i risultati di una ricerca di Medici Senza Frontiere, si può condividere sicuramente l’affermazione che “...il silenzio è il miglior alleato della violenza e dell’impunità”: possiamo semplicemente pensare all’Africa e ai tanti conflitti dimenticati o che sia proprio l’informazione, quando non sia disinformazione, (ma questo è un altro discorso), ad orientare il giudizio e la percezione di un qualsiasi focolaio di crisi: ed allora basterebbe confrontare le immagini così dettagliate e per alcuni versi anche crude degli effetti dello Tsunami in Asia, dell’uragano Katrina negli Stati Uniti o di altre catastrofi dovute ad imprevedibili cause naturali, con quelle della Guerra in Iraq, fatto determinato dalla volontà dell’uomo e dalle conseguenti scelte politiche, per cui citando sempre la ricerca di Medici Senza Frontiere, risulta che le televisioni italiane hanno dedicato a questo conflitto il 48% del tempi a casi di sequestri ed esecuzioni, il 33% agli scontri e alle tensioni, il 5,8% ai risvolti di questi fatti sulla politica italiana e lo 0,5% alle condizioni di vita delle popolazioni colpite e agli interventi di coloro che cercano di alleviarne le sofferenze; la conclusione del Rapporto di Medici Senza Frontiere è che sostanzialmente non si rappresenta il reale e drammatico impatto di una guerra, che secondo l’UNSET, avrebbe provocato circa 100.000 morti tra la popolazione civile e lasciato centinaia di migliaia di persone prive dei servizi essenziali ed esposte a minacce e violenze; per non parlare poi dell’ ”effetto Zoom”, così definito da Ryszard Kapuscinski, per cui la ripresa del fatto eccessivamente ravvicinata e le sua decontestualizzazione , ne producono la manipolazione oggettiva, facendo ignorare ciò che lo circonda e lo lega alla storia e alla società; oppure le limitazioni all’informazione dopo l’11 Settembre, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in tanti altri Paesi dell’Europa, con le confuse esternazioni fatte in Italia, in merito alle intercettazioni ambientali. E se poi vogliamo aggiungere a questo, la “Tecnica dell ‘Annucio”, per cui basta annunciare un fatto per dare la sensazione della sua veridicità o quella che Zigmund Bauman chiama “extraterritorialità virtuale” e cioè l’impossibilità di creare un’identità condivisa a seguito del fatto che gli argomenti tendono a sparire dalla vista, soppiantati immediatamente dal successivo, senza alcun approfondimento, con l’intento di farli dimenticare prima di scoprirne il bluff, comprendiamo come l’informazione orami incastonata, in inglese “embedded”, citazione voluta, in una logica di business mercantile, debba riacquistare invece pienamente la sua funzione primaria democratica, di diritto esigibile ed universale e questo ancora di più oggi che gli operatori dell’informazione sono chiamati qui a promuovere un’informazione ed una comunicazione di pace, come primo presupposto per combattere le guerre ed il terrorismo.
Vorrei inoltre, in questa sede, ricordare persone come Ilaria Alpi, Milan Hrovatin ed Enzo Baldoni, accanto a tutti coloro, di qualsiasi nazionalità, cha hanno perso la vita durante il loro impegno nelle zone di guerra, per darci un’informazione libera e scevra da pregiudizi o da censure indotte, per darci il punto di vista che sempre esiste al di là delle prospettive più facili e predisposte dal conformismo: a tutti loro va il nostro pensiero deferente. Per concludere, lasciando la parola ai relatori ospiti, non mi rimane altro che rinnovarvi il mio benvenuto, augurare a tutti noi, in queste impegnative giornate, un buono, ma soprattutto un proficuo lavoro.
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MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 3:25 pm
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