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Costruzione della rete e potenziamento dei canali dell'altra informazione
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Francesco Cavalli



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 Costruzione della rete e potenziamento dei canali dell'altra informazione

Francesco Cavalli, vice presidente Coordinamento nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani

Il punto di partenza dell’incontro di oggi sono queste tre domande: come promuovere una vera informazione e comunicazione di pace; quale ruolo deve avere il servizio pubblico; e quale dialogo e formazione reciproca tra operatori della comunicazione e operatori di pace. Ora queste domande sono frutto di un percorso, non siamo all’inizio ma siamo già per strada, siamo ad una tappa di un percorso probabilmente la tappa più importante fino adesso di questo percorso che ha avuto origine circa due anni fa. Ed è un percorso che trae appunto la sua origine nella necessità riscontrata dal movimento, dalla Tavola della Pace, dal Coordinamento nazionale enti locali per la pace, necessità, dicevo, di mettere il tema dell’informazione e della comunicazione in relazione alla pace ed in relazione alla guerra e alla pace non come uno dei temi da affrontare ma come il tema da affrontare, ovviamente senza sminuire il valore di altri. Ma non poteva più essere affrontato e preso in considerazione come uno dei tanti aspetti. Doveva entrare di diritto nell’agenda del pacifismo con una necessità di continuazione e di impegno da parte del movimento stesso, da parte degli operatori della pace in modo attivo e continuativo proprio perché è un’urgenza che non si può più rinviare. Questo è il punto di partenza che circa due anni fa ha messo in moto un percorso che ripeto ci porta qui oggi, ma è un percorso che è in itinere.
La tappa centrale, determinante, importante di oggi, è che si chiede e si è già ottenuto, perché lo si è già chiesto anche con un lavoro di preparazione all’incontro di oggi, di fare questo cammino, di fare questo percorso, di fare questo lavoro, insieme, operatori dell’informazione e della comunicazione e mondo del pacifismo. Questa è probabilmente la novità centrale, l’elemento centrale sul quale oggi vogliamo concentrarci e dal quale vogliamo partire. Il percorso che ci ha portati qui oggi, un percorso che ha appunto molti incontri, molti seminari, molti appuntamenti che hanno messo a fuoco alcuni nodi. Molte cose sono state dette già in realtà da Serventi Longhi, da Natale, e quindi l’elemento dell’urgenza di porre al centro il tema della pace rispetto al tema della guerra è già venuto fuori in modo molto evidente.
Aggiungerei rispetto a quello che loro hanno detto la necessità non solo di un maggiore diritto all’informazione, di una maggiore libertà di informazione dei mezzi di comunicazione, ma direi anche di uno stato di diritto della parola pace, di uno stato di diritto della semantica che ruota intorno alla pace .Almeno per come noi del movimento la pace la intendiamo. Perché oggi parlare di pace nei mezzi di comunicazione non è solo fare la diretta della Perugia-Assisi, pure importante, e non è neppure riuscire a dare voce a quelle che sono le realtà drammatiche del mondo. Le tante guerre dimenticate alle quali facciamo riferimento, i profughi che ci sono, ma è anche dare uno stato di diritto alla pace in quanto pace, in quanto contenuto di un percorso di una volontà. Prima si ricordava il 15 febbraio,potremmo ricordare il 20 di marzo, potremmo ricordare le tante Perugia-Assisi. Sappiamo che il mondo ha un agenda politica rispetto all’uso e all’impegno dei mezzi di comunicazione che sono di fatto strumenti di propaganda per mantenere un certo stato di diritto, ma queste sono cose che sono state ricordate prima quindi le richiamo solamente. La necessità oggi è quella di andare non più a protestare, non più di andare a contestare questo con la protesta, ma dobbiamo arrivare a darci degli strumenti per incidere affinché davvero l’agenda, e questo ovviamente è un obiettivo altissimo ma che ci dobbiamo porre, l’agenda politica dei mezzi di comunicazione di massa a livello mondiale non sia più la guerra e il terrorismo ma sia la pace in quanto pace vissuta. È chiaro che, ripeto, questo è un obiettivo altissimo che per riuscire a raggiungere dobbiamo darci degli strumenti pratici, concreti, quotidiani, ordinari che insieme ai movimenti della pace, agli operatori della comunicazione e dell’informazione dobbiamo metterci a fare quotidianamente.
E lo scopo del seminario di oggi in realtà è stato un po’ la modalità di lavoro di questi due anni ma ancor di più lo scopo del seminario di oggi non è tanto quello di parlare su quelli che sono i significati e i contenuti, forse l’ho già fatto io troppo, l’hanno già fatto loro nell’introduzione, dobbiamo andare oltre e cercare di porci concretamente rispetto agli obiettivi che in qualche modo sono stati proposti, altri li ricorderò alcuni sono stati ricordati da Roberto, che sono emersi in questi due anni di attività di incontri e di lavoro comune. Dobbiamo mettere al centro delle cose pratiche delle cose concrete da poter fare: l’apertura, per fare l’esempio che poi richiamerò, della sede di corrispondenza della Rai in Africa, preciserei in Africa subsahariana, perché, quando ho detto questa cosa Marc Innaro mi ha detto in realtà sono io il corrispondente per la RAI in Africa perché sono al Cairo e sono corrispondente per tutta l’Africa dal Cairo. Allora precisiamo così non cadiamo in equivoci: nell’Africa subsahariana magari anche con l’ausilio di giornalisti africani sarebbe un risultato ancora più alto. Obiettivi concreti come questi. Questo perché abbiamo, proprio a partire dai 15 febbraio e dai 20 marzo, dalle Perugia-Assisi, abbiamo l’ambizione, la pretesa di credere che la società civile, che la massa della gente non concordi con l’agenda politica dei mezzi di comunicazione di oggi. Forse è un’ambizione un po’ alta però è proprio da questa convinzione che partiamo perché crediamo che la cosiddetta gente chieda poi altro, voglia altro, allora, rispetto a questo dobbiamo impegnarci. Allora dobbiamo cercare di spostare l’agenda dei media, questo è l’obiettivo macro. Vorrei per correttezza ricordare che non siamo all’inizio di un percorso che dura due anni, ma anche questo percorso di due anni in realtà non è un percorso che è all’inizio perché soprattutto nel mondo del pacifismo tanto è stato fatto. Prima Serventi Longhi ricordava e richiamava la necessità di aumentare e incentivare i mezzi di comunicazione alternativa: i media watching, gli osservatori, i siti, le riviste specializzate. Tutto questo già c’è ed è preziosissimo, e lo è da tanti anni a questa parte quindi non è che siamo davvero a nessun punto di partenza. Questo c’è ed è stato fatto e rimane un patrimonio preziosissimo e deve continuare ad essere anzi deve essere, come diceva Paolo incentivato, aiutato ulteriormente, fatto crescere.
Però la novità sostanziale è che in quanto tema, informazione e comunicazione, in rapporto insieme con la sinergia e l’aiuto dei giornalisti e degli operatori della comunicazione, deve diventare oggi tema centrale della nostra agenda. Il fatto che nell’appuntamento più importante che, come Tavola della Pace e come Coordinamento nazionale Enti locali per la pace abbiamo una volta ogni due anni, che è l’appuntamento della Perugia-Assisi, ci sia un pomeriggio intero, una giornata intera dedicata a questo tema e a questo tipo di lavoro. Credo sia la prima volta che succede almeno negli ultimi anni della marcia. Questo è un segno evidente di questa volontà e anche il motivo per il quale ci troviamo qua. Ricordo, in riferimento a questo, come assuma un’importanza particolare, per esempio, l’adesione della Federazione nazionale della stampa alla Tavola della Pace perché è un aver colto subito al volo qual era la proposta e qual era l’impegno chiesto: quello di creare un tavolo di lavoro permanente che si concretizzi in appuntamenti, in lavori, in obiettivi, da darsi da verificare da ridarsi da costruire insieme. Vado ai punti che sono emersi perché altrimenti il richiamo di Elisa al tempo sarei il primo a non rispettarlo. In questi due anni di costruzione sono emersi alcuni obiettivi concreti, alcune linee programmatiche concrete che io adesso vi leggo e che vi chiamo anche nel dibattito, nel lavoro di seminario, che andiamo a fare oggi a prendere in considerazione anche come elemento di discussione.
Il primo punto è la necessità di far rete, una cosa che tanto ci siamo detti, cosa sulla quale tanto abbiamo lavorato. Non sempre è facile riuscire a lavorare realmente in rete, quindi, bisogna continuare a costruire una rete di comunicazione orizzontale e permanente. La rete continua ad essere la chiave operativa centrale, questa rete deve essere sempre più allargata e diventare sempre più una rete operativa. Ovviamente qui per rete si intende sia la rete fra i mezzi di comunicazione alternativa, ai quali facevo riferimento, sia una rete fra tutti coloro, anche fra gli operatori della comunicazione che intendono impegnarsi concretamente. Potenziare i canali dell’altra informazione: questo è un altro tema venuto fuori, un altro obiettivo concreto proposto. Quindi come movimento pacifista, dotarci degli ulteriori strumenti per potenziare questi mezzi di comunicazione, che ci sono, cercando di non cadere nel rischio nel quale troppo spesso cadiamo dell’autocelebrazione e dell’autolodarsi.
Qualche cosa Roberto lo ha già detto rispetto al servizio pubblico, l’incontro che abbiamo fatto un anno fa che probabilmente è stata la tappa centrale, il vero inizio di questo percorso, ad ottobre dell’anno scorso a Riccione, quando è nato il motto “Riprendiamoci la Rai†con delle proposte concrete, alcune le ricordava Roberto, ed era appunto l’apertura della sede di corrispondenza Rai dall’Africa; un secondo punto, che avevamo proposto in questa campagna. era quello di sollecitare una presenza della società civile negli organi di gestione e amministrazione della Rai. Idealmente si potrebbe dire un rappresentante della società civile nel C.d.A. della RAI. Deve diventare una nostra campagna. Se è vero che la RAI, e questi erano i dati che emergevano in un incontro che abbiamo fatto qualche mese fa nella sede della Federazione nazionale della stampa, per il 56%oggi è pagata dal canone vuol dire che c’è un diritto principale che è il diritto dei cittadini, di quelli che sostengono la Rai, che sostengono l’azienda. Ora potremmo metterci a discutere, e non è qui sicuramente il caso, su chi potrebbe essere questo rappresentante della società civile, o, però, intanto riuscire ad avere in qualche modo la società civile rappresentata. credo che questo sarebbe già un obiettivo enorme.
L’altro punto, che è stato sollecitato dall’UsigRai e da molti amici giornalisti all’interno della RAI, è quello di promuovere e realizzare un alleanza concreta con i giornalisti dentro. Questo perché spesso ed erano loro che ce lo richiamavano, chi da dentro la macchina cerca di costruire un percorso ideale alternativo spesso prende le botte, spesso viene messo ai margini, spesso subisce operazioni di mobbing. Così come noi abbiamo necessità di avere una relazione e un rapporto diretto stretto con chi lavora dentro all’azienda, viceversa molte persone che dentro l’azienda lavorano e lavorano con certi ideali e con una certa continuità hanno necessità di avere un appoggio dalla società civile che corrisponda a quella loro idealità perché altrimenti rischiano di sentirsi soli. Questo era un appello che ci è stato fatto più volte ed è un appello che secondo me dobbiamo cogliere, è un altro elemento che ci porta a sollecitare ulteriormente lo stare insieme.
Gli ultimi due punti li riassumo brevemente perché Roberto li ricordava già, e sono la necessità di fare un attività di formazione, che vada nelle due direzioni: formazione per gli operatori della pace rispetto a che cosa è il mezzo di comunicazione, come lo si fa, come lo si legge, come si aiuta a fare e come si aiuta a leggere, mentre l’altra formazione necessaria, è una formazione per gli operatori della comunicazione e dell’informazione rispetto ai contenuti della pace, rispetto a quella semantica alla quale facevo riferimento prima, che non è per nulla scontata rispetto a chi è che opera dentro i mezzi di comunicazione. Allora questa idea di, chiamiamolo una Capo d’Arco per la pace, ma semplicemente, un appuntamento stabile di formazione vicendevole fra operatori di comunicazione e operatori della pace.
L’ultimo obiettivo concreto è quello di entrare nelle scuole e anche qui lo dobbiamo fare insieme, lo dobbiamo fare insieme perché per portare i contenuti della pace dentro le scuole abbiamo necessità dell’ausilio dei mezzi di comunicazione e questo è uno dei due aspetti. Nel seminario che abbiamo fatto a Rovereto proprio su educazione e pace, su scuola e pace, “La mia scuola per la paceâ€, rispetto al tema informazione comunicazione pace, emergeva questa necessità qui, ed emergeva un’altra necessità che è quella di fare educazione ai media avendo la certezza che insegnare ai ragazzi come si legge un telegiornale o una notizia, che cosa c’è dietro, come viene costruita, qual è il significato che questa nasconde, è già di per sé fare educazione alla pace, imparare a leggere è imparare a costruire pace. Quindi dobbiamo darci come obiettivo quello di insegnare anche questo. Direi che di carne al fuoco ne abbiamo messa e quindi ci lasciamo adesso al dibattito richiamando questa necessità che è quella di lavorare un po’ sulle cose concrete quindi oltre a questi sono bene accetti altri obiettivi, altre proposte, sono anche sollecitate le provocazioni rispetto a queste proposte, idee, commenti. Lo scopo deve essere quello di lavorarci insieme quindi cominciamo a farlo con le tre domande con le quali abbiamo iniziato: come promuovere una vera informazione e comunicazione di pace, quale ruolo deve avere il servizio pubblico e quale dialogo e formazione reciproca tra operatori di comunicazione e operatori di pace.
MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 11:55 am
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