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La questione dei media indipendenti e del loro riconoscimento
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Francesco Diasio



Registrato: 17/02/06 11:16
Messaggi: 1

 La questione dei media indipendenti e del loro riconoscimento

Francesco Diasio, presidente di Amisnet.

Io non avevo preparato un intervento, si tratta di una serie di questioni e domande che vanno un pò in controtendenza rispetto al quadro che ci siamo fatti fino ad adesso. E sono una serie di domande che in realtà vorrei pormi, e può sembrare provocatorio ma in realtà non lo è e serve anche a tastare il polso di quella rete di cui tanto parliamo e che vogliamo costruire ma che stenta a crescere in maniera concreta.
Quanti qui nella platea sanno che lo scorso 5 settembre scadevano i termini delle risposte alla consultazione pubblica sulla nuova direttiva europea sulla televisione senza frontiere, che tra l’altro è l’unica direttiva sulla televisione a livello europea che parla di comunicazione e che per la prima volta è stata estesa anche alle radio e a internet? Allora vorrei chiedervi quanti tra di voi operatori lo sapevano? Questa direttiva parlava di diversità culturale e di pluralismo di media, di diritti all’informazione, e si tratta proprio di temi che stiamo dibattendo in questo momento. Ed è strano che, sia a livello europeo che internazionale, una volta che si riesce ad offrire una risposta concreta, anche quando l’UE ci addita come uno di quei casi in cui il pluralismo non viene rispettato e in cui la libertà di informazione è più a rischio, all’interno della rete dei media, sia nei movimenti indipendenti che non indipendenti, non se ne parli. Ecco a me questo sembra strano.
E poi perché quando parliamo di informazione non si parla mai delle frequenze elettromagnetiche, che sono come l’aria che respiriamo, con l’unica differenza che si mettono in vendita: le radio le acquistano e poi le possono rivendere proprio come si rivende un appartamento. Per cui ci sono grandi gruppi commerciali che speculano sull’acquisto e sulla vendita di frequenze. Quando parliamo di sostegno ai media indipendenti, alle radio e alle tv di strada, un discorso sulle onde elettromagnetiche dovrebbe essere affrontato o quanto meno bisognerebbe pensare che da oggi in poi dovremmo considerarlo come un bene inalienabile della società piuttosto che come un bene che si può mettere in vendita come una rosetta.
Parliamo della questione dei media indipendenti e del loro riconoscimento ma questa è una questione ormai vecchia che se ne parla dai tempi di Genova, i mille occhi di Genova. Se questi media indipendenti non sono messi in condizione di lavorare purtroppo avranno sempre difficoltà ad andare avanti. E quelli più forti con le gambe più robuste continueranno ad esistere e quelli con le gambe meno robuste lavoreranno a fasi alterne senza riuscire ad arrivare a qualche cosa. Allora se c’è un problema di risorse perché non si affronta in maniera concreta? In Francia alle radio comunitarie viene dato un fondo parastatale che viene dalla pubblicità delle radio commerciali. In Cile l’1% delle tasse viene dedicato ai media comunitari e in Ungheria la stessa cosa. Perché qui in Italia non si fa? Qui abbiamo l’8 per mille, che è addirittura meno dell’1%, e che potrebbe, in caso, essere utilizzato. Sono stati eletti dei nuovi consiglieri regionali, molti di loro con un bagaglio di giornalisti, noi come rete intendiamo supportare il loro lavoro e ridare alle autorità locali tutte le loro competenze che hanno in termini di manutenzione degli impianti, che sono definiti dalle leggi e non da noi.
Un’altra cosa: è stato accennato al summit sulla comunicazione. Mi rivolgo all’UsigRai perché è il sindacato più vicino. Il sindacato giornalistico tunisino è nato una settimana fa ed è stato chiuso sei giorni fa. Sempre in Tunisia, quando parlavamo delle persone imprigionate, ci sono quattro ragazzi del 1995 che stanno in carcere per essere stati considerati terroristi. Ora sono tredici anni di carcere solo perché sono andati in appello visto che in primo grado gliene avevano dati diciannove. Ora fare un summit sulla comunicazione a Tunisi, è come fare un summit sull’ambiente in una centrale nucleare. Per cui voi capite che c’è qualche contraddizione.
Chiudo velocemente. Se dovesse passare il centro sinistra alle elezioni, noi a Prodi cosa chiediamo, di abolire la Gasparri e tornare alla Mammì o chiediamo una piattaforma che prenda il buono della Mammì con le implementazioni delle direttive del Consiglio d’Europa sulla diversità culturale e sul pluralismo dei media? Tutto questo per dire che la rete purtroppo per funzionare ha bisogno di competenze che, non solo sono giornalistiche, ma sono di organizzazione e anche giornalistiche per far capire cosa succede fuori e quelli che sono i modelli di sviluppo fuori. Secondo me noi a questo ancora non ci siamo arrivati e per poter parlare di rete e farla camminare va fatto uno sforzo complementare.
MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 9:24 am
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