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 Indice Forum » Italian Room » Contro la miseria: che fare? Il ruolo dell’ONU, dei governi, della società civile mondiale.
"Questa campagna non dev’essere più elitaria: dev’essere una campagna per la gente"
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Hellen Wangusa



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 "Questa campagna non dev’essere più elitaria: dev’essere una campagna per la gente"
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Hellen Wangusa (Kenya), Coordinatrice per l’Africa Orientale della Millennium Campaign

Mi chiamo Hellen Wangusa, lavoro in Kenya, anche se sono di origine ugandese. Il vantaggio che ho nell’intervenire è che è già stata data una definizione della povertà dall'oratrice del Mozambico, mentre Dot Keet ha parlato delle cause della povertà, proponendo anche come soluzione di liberarci dal FMI e dalla WB. E poi siamo state commosse da Elisabeth, ci siamo uniti in un canto di solidarietà. Quel canto mi ricorda che sono in Italia, che è la patria di Pavarotti, e sarebbe interessante sentire come canterà Pavarotti sulla povertà, se Pavarotti è capace di cantare per la povertà, se la capisce la povertà. Stavo lì seduta ad aspettare e guardavo l’orologio, sono 40 minuti che abbiamo iniziato a palare e questo mi ha ricordato -per quelli che sono ossessionati dalle statistiche- che ogni minuto muore una donna per cause legate alla gravidanza; quindi in questi 40 minuti sono morte 40 donne, solo da quando abbiamo cominciato a parlare. E noi parliamo, parliamo, io ho imparato a parlare italiano, francese, inglese, tanti diversi modi di parlare. Siamo arrivati al punto che ci siamo specializzati nel parlare, nel tradurre documenti sulla povertà, alcuni di noi sono esperti sulla povertà, abbiamo costruito delle istituzioni, delle strutture, degli enti per la povertà. Alcuni di noi hanno privatizzato la povertà! Ma sul campo non succede niente di buono e le donne ogni giorno, ogni minuto, muoiono per malattie legate alla povertà. Allora mi chiedo: “Perché sto ancora a parlare della povertà? Lo facevo già molti anni fa, quando ero più giovane. Ne parlo ancora, sono passati tanti anni e non sembro essere in grado di vedere o toccare i risultati di questo mio parlare sulla povertà. La speranza di vita nel mio paese sta scendendo in questo periodo, è inferiore ai 45 anni; in Africa la media è 46 anni; gli anni che io sto vivendo sono regalati, sono tempo in prestito. Quante persone in Africa possono vivere ancora anni in prestito a causa della povertà? Possiamo ridurre la povertà? O eliminarla? Quello che noi chiediamo non è l’eliminazione totale: probabilmente la povertà, la miseria, rimarranno, in una forma o nell’altra, ma la povertà estrema più abbietta, quella che disumanizza le persone, quella che invade il corpo, l’anima ed ogni fibra dell’essere umano, dovuta a queste potenze malvagie e crudeli di questo sistema definito dalle potenze globali... Bhè, questo risultato, l’eliminazione di questa povertà più estrema si può ottenere, anche se si parla di questo 0,7% che chiediamo ai Paesi ricchi. La domanda è: se lo possono permettere? Sì che se lo possono permettere! Sono 7 centesimi su 10 $, non è nemmeno l’1% del reddito dei Paesi ricchi. Certo che se lo possono permettere! Come lo sappiamo? Perché riescono in un minuto a rimediare soldi per l’Iraq o per i missili, e noi chiediamo meno dell'1% del loro reddito. Mi rende profondamente triste pensare in che modo la vita, gli amici che ci vengono dati, in Africa, a quanto equivalgono. Per esempio, la Germania spende annualmente per gli aiuti ad ogni persona in Africa, l'equivalente di un cheesburger, quindi la vita di una persona aiutata in Africa equivale al costo di un cheesburger. Se facciamo questo paragone, ci rendiamo conto di quanto è osceno continuare a spendere solo parole. La mia vita non vale un hamburger. Vale un po’ di più, spero! E allora cosa possiamo fare? Dobbiamo fare un paragone, guardare gli interventi che vengono dal Nord e fate voi un raffronto con quanto dovrebbero cambiare le cose. E dite semplicemente la mia vita non vale un cheesburger, io valgo più di questo! ... Andatelo a dire ai tedeschi. L’altra cosa che mi preoccupa è il tempo che sprechiamo a creare delle strutture, delle istituzioni, degli interventi, che in alcuni casi sono positivi, ma non abbiamo bisogno di nuove strutture, di creare istituti di ricerca, delle risorse, delle competenze analitiche che vadano al di là di quello che già ci hanno detto i poveri. Lavoriamo con le comunità locali, lavoriamo sul campo, con le conoscenze che già ci sono, con le persone più colpite, perché loro hanno le professionalità, le competenze, le capacità di analisi e di intervento. Come credete che abbiano fatto a sopravvivere, a reggere in queste condizioni? Questa capacità di resistere, di sopravvivere è ciò di cui abbiamo bisogno. Questo è ciò che dobbiamo fare: dobbiamo tornare nelle comunità locali, allontanandoci da queste strutture di élite e vedere quello che sanno fare le persone e le comunità locali sul territorio. Dobbiamo guardare la giusta proporzione tra ricchi e poveri: continuiamo a parlare ai poveri e a gettare la luce su di loro. Ma quand’è che cominciamo a parlare della ricchezza, di come si distribuisce, di come si crea la ricchezza con un’etica, con una qualche fibra morale? Noi non mettiamo mai in discussione i ricchi, non parliamo mai dei ricchi: è una cosa che mette a disagio, non è popolare. Mentre la povertà va di moda: è talmente di moda che perde significato. Succedeva anche alle donne, con le modelle: servono donne decorative per ogni proposta. Oppure quando si fa una proposta si mette come elemento decorativo la povertà. La povertà va di moda: se una proposta parla di povertà allora arriveranno i fondi perché va di moda. Dobbiamo smettere di fare questo, dobbiamo impegnarci sulla povertà come qualcosa che vogliamo eliminare. L’ultima cosa che vorrei dirvi è questa: rispetto agli interventi precedenti, qualcuno ha detto “Basta con la WB ed il WTO”, ma una delle cose che dobbiamo fare in patria è capire il processo con cui si costruiscono i bilanci. Se noi non conosciamo il modo in cui il flusso delle risorse viene distribuito, non capiremo mai da dove arrivano i soldi e dove vanno. E’ un lavoro che dobbiamo fare come società civile. Dobbiamo essere capaci di sfidare i nostri governi, individuare quali sono i Ministeri che si occupano di Sanità, di povertà, di lavoro. Mi è stato detto che qui in Italia non c’è un Ministero per lo Sviluppo, e che forse con il prossimo governo ci sarà, ma la maggior parte di noi non sa neanche a chi rivolgersi all'interno di un Ministero: devo rivolgermi al Ministro, al commissario, al sottosegretario? Su chi devo fare pressione? Dobbiamo acquisire le conoscenze per capire su chi puntare e come esercitare la nostra pressione. Dobbiamo anche riflettere sulla nostra forza: la maggior parte di noi non sono coscienti di quanti risultati abbiamo ottenuto. Ci è stato detto dalla prima oratrice che in Mozambico e in Uganda sono stati ottenuti dei risultati sull’AIDS: dobbiamo studiarli con attenzione, perché se sono importanti e sono credibili, possiamo utilizzarli per fare un lavoro di lobbing presso il FMI e la WB... noi abbiamo ottenuto questi risultati e voi? Lo 0,7% è stato proposto tanti anni fa e ancora non è stato raggiunto. E’ importante cambiare le politiche in vista della cancellazione del debito e della lotta alla povertà estrema. Questo non è un atto di carità, nessuno ci fa la carità aiutandoci; è un atto di giustizia, un atto che garantisce il rispetto dei diritti umani. Questa campagna non dev’essere più elitaria, dev’essere una campagna per la gente, che ha già le competenze e le capacità. Dobbiamo lavorare in stretta collaborazione con i nostri parlamenti: i nostri parlamentari sono politici che vengono da noi a fare la loro campagna elettorale ed in Parlamento non ci conoscono, non ci guardano più in faccia. Dobbiamo costringerli a rispondere delle loro azioni. Elisabeth ha parlato del Darfur, dello Tsunami, c’è Catrina adesso; è interessante che umanizziamo gli uragani e i tifoni ma la povertà la disumanizziamo: ai disastri naturali diamo dei nomi ed iniziamo a lavorare su di loro. Se guardiamo la CNN, parla moltissimo di Catrina: comincio a pensare a una donna quando si parla di questo fenomeno! Invece la povertà non la vediamo mai come umana... tra noi ed Hong Kong che succederà uno tsunami, insieme a un Darfur, insieme a tifone ?… cos’è? Aspettiamo un altro disastro prima di fare qualcosa o possiamo dire che semplicemente ne abbiamo abbastanza della povertà? Ho parlato per 7 minuti e in questi 7minuti sono morte altre 7 donne. Ora basta! Grazie.
MessaggioInviato: Mer Feb 22, 2006 11:16 am
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