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Antonio Martins
Registrato: 21/02/06 17:06 Messaggi: 1
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La ricchezza che viene prodotta nel mondo ha fonti mondiali e anche i benefici devono essere mondiali English - Français
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Antonio Martins (Brasile), ATTAC Brasile
Mi sembra che abbiamo ascoltato un panorama ricchissimo di testimonianze sulla povertĂ e la miseria a livello internazionale. Ma siamo in Italia, un Paese dove qualcuno ha detto che: âEâ necessario aggiungere sempre al pessimismo della critica lâottimismo dellâazioneâ. Io credo che anche la tradizione del Forum Mondiale Sociale, al quale io sento di aderire, raccomanda che noi tentiamo di andare aldilĂ della critica della miseria e dellâindigenza, che noi comprendiamo perchĂŠ esistono e troviamo le vie per affrontarle: dobbiamo passare dal no alla miseria, al sĂŹ delle soluzioni, e presentare i âsĂŹâ, che sono la capacitĂ di mobilitare la societĂ e di costringere coloro che sono responsabili della miseria di oggi a cedere o a dire che non vogliono acconsentire di imboccare le strade moto concrete che esistono per superarla. Eâ unâalternativa di cui si è discusso abbastanza nellâultimo Forum Sociale Mondiale, cioè della costruzione di un complesso internazionale di imposte per la ridistribuzione della ricchezza internazionale. Quali sono le basi di questa idea? La prima è che la ricchezza che viene prodotta collettivamente in tutto il mondo ha fonti mondiali e anche i benefici devono essere mondiali. La seconda giustificazione è che a causa della globalizzazione ci sono sempre piĂš Paesi che non possono risolvere da soli i problemi ambientali, i problemi delle epidemie, delle crisi finanziarie, dei mercati finanziari: sono problemi che nessun governo da solo può risolvere. Terzo: esistono allâinterno del processo di globalizzazione dei sistemi che permettono ai ricchi del mondo, soprattutto alle grandi imprese, di sfuggire alle tassazioni nei loro stessi Paesi. Eâ il caso per esempio dei paradisi fiscali o della competizione che le transnazionali impongono ai Paesi su chi tassa di meno: câè una concorrenza allâabbassamento del livello fiscale.
Ecco lâinsieme delle imposte di cui si discute: innanzitutto unâimposta sul flusso di capitali, come la Tobin-Tax. Secondo: unâimposta sugli stock dei capitali delle azioni che concentrano il 30% delle ricchezze mondiali e che devono essere tassate. Le 200 banche con il 15% della ricchezza del mondo devono contribuire a risolvere i problemi della povertĂ . Terzo: imposte ambientai, sulla produzione di CO2, di rifiuti nucleari, sullâuso dei combustibili per lâaviazione responsabili del 5% dellâeffetto-serra. Secondo i calcoli di un economista francese che si chiama Jacque Cossar?, con questo insieme di imposte sarebbe possibile ridistribuire ogni anno 500â000 milioni di dollari, che sarebbero piĂš che sufficienti per raggiungere gli Obiettivi del Millennio e assicurare acqua potabile a tutta lâAfrica, e assistenza medica a chi ne ha bisogno, soprattutto ai malati di AIDS. Ultima cosa: è chiaro che questo sistema ci obbliga a discutere le forme di potere internazionale, ed al momento attuale questo tema si avvicina molto a quello dellâONU dei Popoli; è possibile lottare contro la miseria, è possibile costruire una nuova democrazia internazionale. Coloro che dicono che questa è unâutopia sono le stesse persone che prima della Rivoluzione Francese dicevano che la nobiltĂ non doveva pagare imposte. Ma la rivoluzione câè stata, perchĂŠ il popolo era certo che fosse possibile costruire una societĂ diversa. Oggi è possibile costruire una societĂ diversa.
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Inviato: Mer Feb 22, 2006 10:01 am
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