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Il confronto con la politica e quindi anche con l’informazione lo vogliamo perché facciamo delle cose
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Flavio Lotti



Registrato: 17/02/06 11:03
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 Il confronto con la politica e quindi anche con l’informazione lo vogliamo perché facciamo delle cose

Flavio Lotti Coordinatore Nazionale della Tavola della Pace

Innanzitutto, tutto quello che ci siamo detti oggi, lo abbiamo registrato, il primo impegno che ci assumiamo è quello di pubblicarlo, attraverso gli strumenti, renderlo pubblico, farlo circolare, perché se c’è un errore che noi possiamo fare è proprio quello di non rompere l’argine che molto spesso circonda gli addetti ai lavori su queste cose e la ragione invece principale per cui abbiamo deciso di fare questo incontro qui, alla vigilia di queste iniziative, era proprio questa ed è di rompere gli argini degli addetti ai lavori, non solo quelli dell’informazione, ma anche quelli degli addetti ai lavori della pace; abbiamo bisogno entrambi di rompere questi argini e se vogliamo che questo realmente accada, abbiamo bisogno di assumere iniziative concrete, per esempio: evitare di ripeterci ogni volta che ci incontriamo le stesse cose sarebbe una misura, non solo di salute pubblica, ma anche una cosa che ci aiuta a fare dei passi in avanti; allora cominciamo a mettere per iscritto quello che oggi che ci siamo detti, in maniera che, andando avanti nel cammino, alcune cose le cominciamo a registrare come dati oramai di partenza, nuovi punti di partenza. Ringrazio davvero tutti quanti coloro che hanno dato il loro contributo e ringrazio anche quelli che non hanno avuto il tempo di darlo, ma che avrebbero potuto dare, perché qui dentro, in questa sala, ci sono moltissime persone che comunque hanno fatto una scelta importante,che per quel che mi riguarda non è stata molto abituale, di venire fino a qui, di esserci, di starci, dall’inizio alla fine, magari parlando 5 minuti o non parlando affatto.
Penso che noi tutti crediamo che, dietro a questa grande adesione, che voi avete portato a questo incontro, a questo processo, ci sia una volontà vera di fare dei passi in avanti; noi ci crediamo e per questo motivo, abbiamo la necessità, dopo aver fatto l’elenco di tutte le cose che si potrebbero fare, di scegliere quelle che faremo e soprattutto scegliere quelle che faremo insieme perché c’è una cosa che anche qui dobbiamo dare per certa e cioè il fatto che ciascuno di noi già sta facendo delle cose, come dire partiamo dal riconoscimento del fatto che non stiamo partendo da zero, che c’è già un vissuto importantissimo attraverso mille forme, in mille sedi, in mille occasioni; ora il problema non è sviluppare il lavoro di ciascuno di noi, il problema è decidere insieme che cosa facciamo insieme, perché mi pare che questo sia l’elemento che oggi tutti noi stiamo in qualche modo cercando se siamo venuti qui. Abbiamo espresso tutti dei giudizi molto preoccupati sullo stato della situazione generale e in maniera particolare dei due temi quello della pace e quello dell’informazione. Che cosa cominciamo a fare? Domani pomeriggio incontreremo Prodi, il primo dei nostri interlocutori politici, bene. Primo: una delle domande che verrà fatta al Presidente dell’Unione, Romano Prodi, sarà su questi temi. Secondo: la Marcia Perugia-Assisi, deve essere il momento in cui cominciamo a rompere questi argini e dal palco della Perugia-Assisi e durante l’intera giornata, non c’è soltanto il momento conclusivo, che però ha una sua valenza particolarmente significativa, da quel palco dobbiamo lanciare una proposta, il succo del nostro incontro e io penso che due persone tra i giornalisti che qui oggi sono intervenuti debbano prendere la parola alla conclusione della Marcia Perugia- Assisi, perché appunto per noi questa è una questione decisiva. Non c’è più per noi il problema di avere qualcuno che racconta quello che facciamo noi, qui il problema è un altro ( poi abbiamo anche il problema di qualcuno che racconta quello che facciamo noi): qui ci stiamo ponendo un altro tipo di problema, almeno credo. Penso che, per esempio, la stessa diretta di domenica è frutto già di questo percorso, perché è vero che c’è una situazione contingente, che ha un Presidente che non è stato nominato e tutta una serie di fattori che hanno in qualche modo aiutato questo cammino, ma è anche vero che se noi non avessimo cominciato a ragionare insieme su queste cose non saremmo arrivati al punto dove siamo. Io però ho una preoccupazione che credo sia condivisa da tutti quanti voi: io ancora oggi non so, come questa Marcia, che sarà l’evento più raccontato, tra tutti quelli che accadranno da oggi al 14 di settembre, sarà raccontata e se devo giudicare dal modo in cui alcune testate, che potrebbero passare all’interno di questa sala come delle testate amiche, l’hanno raccontata fino ad oggi, io direi che ci sarà un pessimo racconto della Marcia Perugia-Assisi.

Io penso che dobbiamo riflettere, perché qui il problema non è di qualcuno o di qualcun altro, c’è ancora un modo di guardare a questi problemi, a queste iniziative, a questo fare per la pace, che è molto viziato da ideologismi, da scelta di parte. Non è utile, io non credo che sia utile.

Nel 2001 noi, quando ci fu quella straordinaria mobilitazione del 14 di Ottobre, a pochi giorni dall’11 di Settembre e dall’attacco americano in Afghanistan, abbiamo alla fine dovuto fare appello, ma lo abbiamo fatto a posteriori, a tutti quanti di scriverci 10 righe per raccontare come era realmente andata la manifestazione, chi c’era realmente in piazza quel giorno. Abbiamo parlato di 25 km di gente ed erano realmente 25 km di gente, ma nessuno l’ha raccontata veramente, adesso quando dico nessuno, non faccio giustizia della verità, sicuramente qualcuno l’ha fatto, ma molto pochi.

Allora, io credo che se tutte le cose che ci siamo detti oggi le vogliamo praticare, noi dobbiamo fare in modo da qui a domenica che la maggior parte, tutti coloro che saranno protagonisti di quell’evento pensino già anche di raccontarlo concretamente, con dieci righe, con una foto, con una ripresa. Proviamo a produrre realmente, qui in questo momento, in questi giorni e parlo della Marcia Perugia - Assisi, ma per me, per tutti noi che la organizziamo, ormai la Marcia Perugia-Assisi è la cosa più semplice che si possa organizzare.
La vera fatica è su tutto quello che accade da oggi alla Marcia Perugia-Assisi e quello che accade dopo la Marcia Perugia-Assisi. Per noi, la maggior quantità di risorse economiche, umane, di energie che spendiamo, le spendiamo sul resto e non sulla Marcia. Eppure di tutta questa grande fatica - noi oggi abbiamo a Perugia 200 e passa persone provenienti da quasi 100 Paesi del Mondo e non sono persone qualsiasi, sono persone che come noi stanno facendo le loro battaglie per la democrazia, per la pace per i diritti nei loro Paesi - noi non riusciamo a portar fuori questa cosa. Quest’anno sicuramente grazie a Rainews24 e alla collaborazione di diversi giornalisti della carta stampata e di altri reti televisive e media indipendenti sicuramente abbiamo migliorato e faremo meglio che in passato, ma il problema resta, perché la Marcia, che è l’evento, è per noi uno strumento, non è l’obiettivo. Ed allora io penso che dobbiamo lavorare di più insieme.

Altra cosa concreta per esempio, da qui a domenica, scriviamolo un pezzo di carta insieme. Le cose che lanciamo dal palco, non siano frutto della capacità oratoria di qualcuno, ma abbiamo concordato su diverse cose oggi, scriviamole da qui a domenica, presentiamole come il frutto di questo lavoro, perché il nostro problema non è di lavorare tra di noi, saremmo sempre comunque troppo pochi, ma è quello di coinvolgerne altri e dobbiamo questo, trasmettere e comunicare in concreto. Certo abbiamo bisogno anche di riflettere su questa famosa pace, perché io oggi qui dentro ho sentito delle concezioni della pace su cui mi piacerebbe discutere. Perché per esempio io che mi sono sempre occupato di guerre dal 77’ penso che la guerra principale che viene combattuta nel mondo sia appunto quella di chi ogni giorno cerca di sopravvivere ed è anche una questione di numeri. Oggi a mezzogiorno per esempio, è stato presentato il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2005, dell’UNDP. Io non so quanti tg e quanti giornali racconteranno questa sera o domani di questa cosa. Andiamolo a vedere però.
In quel rapporto c’è l’ennesima denuncia dell’irresponsabilità criminale con la quale i Governi continuano a non fare, né quello che promettono, né quello che potrebbero fare. E lì si dice nuovamente che se lo Tsunami noto, ha prodotto 300.000 vittime, ogni mese ci sono 3 Tsunami che ammazzano persone che sarebbero potute essere salvate, lo sappiamo, ce lo diciamo tra di noi. Allora quando parliamo di pace, penso dovremmo provare col grandangolo, ci diceva prima Ennio, dobbiamo provare ad avere un’idea del “pluriverso” dalla pace e provare ad interpretarlo ( Laura lo ha ben richiamato in tutte le sue dimensioni), certamente anche in quelle che noi oggi abbiamo citato. Dobbiamo sapere oggi che però sulla pace, attorno alla pace, c’è un grande scontro in atto, oggi parlare della pace, quando ci siamo visti l’ultima volta, alla fine di giugno, dicevamo della pace non glie né frega a nessuno, se ti ricordi, era mi pare il 27 di Giugno, ci siamo trovati per fare una riflessione su questo incontro ed eravamo in una situazione in cui della pace non fregava niente a nessuno e ci domandavamo se saremmo riusciti ad attrarre un po’ d’attenzione. Ma l’attenzione ce l’ha imposta la realtà e questa realtà è sempre più drammatica. Noi potremmo programmare ogni due, tre mesi di organizzare una Marcia della Pace, sicuri che avremmo, in quel momento, un motivo urgente per quella mobilitazione, anche se l’abbiamo decisa al buio qualche mese prima e attorno a questa pace, c’è uno scontro di politiche. A me stamattina un giornalista mi ha detto : “ ma allora la vostra è un’iniziativa politica”. Certo, è un’iniziativa politica, “ma allora in questo modo né escludete qualcuno”, “perché se è politica, vuol dire che state con una parte, e non con un’altra”. Chi mi ha sentito urlare, sa che cosa gli ho detto. Questo mi consente di dire anche un’altra cosa, scusate. Noi tra pacifisti sappiamo che anche noi abbiamo i nostri problemi, dobbiamo riflettere sul nostro modo di fare, ci sono tante visioni e anche tra i giornalisti ci sono atteggiamenti e comportamenti diversi e qui è importante che tutti insieme lavoriamo per riflettere in che modo tutti quanti noi possiamo aiutarci, qui non è un problema di dare le medaglie a questo o a quello, ma è pur vero che in questa situazione non è che noi complessivamente facciamo un grande servizio ai nostri obiettivi se ignoriamo questo aspetto che non mi pare assolutamente secondario e quindi abbiamo bisogno di più collaborazione- Si è detto, Roberto Natale l’ha ripetuto fin dall’inizio - abbiamo bisogno di definire insieme programmi, ma su che cosa?

Io farei alcune proposte abbastanza concrete.
Primo, intanto diamoci un appuntamento prossimo. C’è questo incontro di Gubbio da qui ad un mese, costruiamolo, ragionamoci su come farlo; a me non piace pensare che si va avanti di riunione in riunione, quindi adesso aggiungo tutta una serie di altre cose, però diamoci già una scadenza, per camminare insieme, perché tutte le cose che abbiamo detto qui oggi hanno bisogno poi di essere concretizzate, potremmo decidere anche l’idea della rete, è una cosa molto carina, ma poi bisogna che ci sia un motore che la fa funzionare e in genere se i motori sono di più, la rete funziona molto meglio, se c’è un motore solo, c’è qualche problema e quindi è molto meglio che prima di lanciare un sacco di idee e cose, ci ritroviamo e ragioniamo con tutti quelli che sono disponibili a farne un pezzo di questo percorso. Potremmo formare dei gruppi di lavoro che portano avanti pezzi di questo lavoro (per esempio, nella fase preparatoria ci siamo soffermati più volte sulla questione del linguaggio, perché per chi fa informazione e comunicazione è fondamentale. Allora perché non pensare ad un osservatorio sui linguaggi dei media? una cosa come l’Osservatorio di Pavia, ma che riprenda la questione del linguaggio come una questione centrale e utilizzi alcuni studi, alcune ricerche per poter fare, un cammino positivo anche in questa direzione). Si è detto della formazione, benissimo, questo è una decisione che a questo punto, penso possiamo ufficializzare. Sicuramente abbiamo bisogno di ritrovarci, di fare la Capodarco della pace. Abbiamo già trovato diverse città che si sono offerte per ospitare questa cosa, abbiamo bisogno di renderla utile, di renderla positiva, efficace per quello che vogliamo fare.

Abbiamo detto che vogliamo entrare nelle scuole, alcuni ci sono già ed è stato detto, mi pare da Carlo Gubitosa, le scuole hanno le porte già aperte su questo tema. Il problema è il nostro, il problema è di creare un’alleanza con molti più soggetti, affinché un vero programma organico, possa essere portato avanti in tutte le regioni del nostro Paese e non soltanto dove occasionalmente c’è qualche anima di buona volontà che si rimbocca le maniche. Entrare nelle scuole vuol dire produrre degli strumenti, abbiamo parlato con Rainews24 ,che si è resa disponibile a produrre alcuni di questi strumenti, ma anche qui la qualità non è una cosa secondaria e bisogna stare molto attenti anche ad un’altra cosa: che nel fare tutte queste cose, l’unico obiettivo che abbiamo noi come associazioni, per quanto legittimo, non sia quello di propagandare ciò che noi che facciamo, perché altrimenti diventerebbe anche questo un altro grande errore, un grande problema. Dovremmo anche noi pur metterci da un altro punto di vista, un pochino più avanzato, abbiamo bisogno in qualche modo di formare dei gruppi di lavoro, perché qui le competenze le abbiamo sentite oggi, alcune, molte altre ce ne sono, sono straordinariamente elevate, importanti, preziose. Certo ci possono essere gelosie, ma le superiamo le gelosie, dobbiamo superarle, perché questo è quello che ci viene chiesto. Poi allora si potrebbe anche arrivare a pensare ad una Campagna sul Servizio Pubblico. Toni diceva, la discus-sione è stata troppo RAI centrica, è vero per certi aspetti , perché non siamo riusciti forse noi a coinvolgere ancora abbastanza giornalisti della carta stampata, però c’è un problema Servizio pubblico, c’è un problema di Diritto al Servizio Pubblico e da questo punto di vista, anche noi dell’associazionismo, del Movimento per la Pace, che critichiamo la RAI, che cosa abbiamo fatto per organizzare la gente? Che cosa abbiamo fatto per far capire alla gente che è importante preservare, difendere, rinobilitare questo servizio, in funzione di quegli obiettivi e quei valori in cui crediamo? Siamo in ritardo, c’è una grande strada da recuperare, certo non partiamo da zero, ma abbiamo bisogno di -l’abbiamo usato molto in queste volte- una marcia in più. Nel senso che abbiamo bisogno proprio di ingranare un’altra marcia e qui c’è veramente lo spazio che è stato più volte citato, lo spazio dell’auto produzione. Molto bella questa disponibilità di Rainews24.

Io penso che un pacchetto di richieste alla RAI, al Servizio Pubblico, possa essere definito - non un breviario- alcune. precise, anche simboliche se vogliamo e attorno a questo costruiamoci una Campagna se ci crediamo, mobilitiamoci tutti, non soltanto mettiamo le sigle sugli appelli. Io penso che oggi raccogliamo, facciamo pure una selezione, identifichiamo alcune delle questioni, cha adesso non voglio ripetere e cominciamo ad operare, perché effettivamente uno degli elementi importanti di oggi, che ho percepito e che con soddisfazione in qualche modo rilievo è che c’è una grande possibilità, ci sono delle risorse, delle energie. Non è poi tutto così buio: vorrei dire una cosa, questa non la sa nessuno perché noi pure non l’abbiamo voluta enfatizzare, però tra tutti i 200 partecipanti, che arrivano da ogni parte del modo, la delegazione più ampia, più di 80 persone, viene dall’Africa.
Questa mattina è iniziata qui a Perugia la Riunione del Comitato Organizzatore africano del Forum Sociale Mondiale,che dopo essere partito da Porto Alegre è andato in Mumbai e nel 2007 si farà a Nairobi, in Kenya. Noi abbiamo pagato, con l’aiuto di molti Enti Locali, che sono qui presenti oggi e che hanno un ruolo non se-condario, anche se oggi non li abbiamo sentiti parlare, ad alcuni anzi abbiamo chiesto di rinunciare all’inter-vento, hanno un ruolo importante.Ma questa Riunione del Consiglio che sta preparando il F S M del 2007 in Africa è per noi una scelta strategica perché abbiamo sempre detto che il problema è investire sulla società civile che in Africa c’è, esiste ed è il soggetto che per primo può cambiare realmente le cose.

Allora per noi andare in Africa nel 2007 vuol dire prepararci per andare in Africa, vuol dire raccogliere fondi e fare tutta una serie di cose. Perché non prendiamo l’impegno tra di noi, che oltre ha chiedere la sede RAI in Africa, ma con una Campagna, non solo con un comunicato, non ci impegniamo tutti insieme a vedere come da qui al 2007 possiamo potenziare la nostra attenzione proprio su quell’angolo di Mondo, che è il più oscurato e che continuerà ad essere il più oscurato salvo Tsunami o tragedie o quant’altro che arriveranno? Prendiamoci questo impegno e contemporaneamente organizziamoci perché da qui al 2007, quando ci sarà il Forum Sociale Mondiale in Africa, ci saranno tanti giornalisti italiani, io spero anche europei, che andranno in quella occasione, che ci vadano concretamente perché non lavoriamo in questa direzione.

Mi sembra una sfida difficile, ma una di quelle sfide che può rendere ancora più credibile anche la richiesta legittima che dobbiamo fare alla RAI e che qui è stata più volte ricordata, di sostituire alcuni esperti di guerra, con altri esperti di segno diverso;di provare a dare un pluralismo non tanto delle voci,quanto delle competenze, perché noi domani andremo a parlare a Prodi, non sulla base del fatto che abbia detto sì a questo incontro o che abbiamo delle idee, ma sulla base del fatto che noi facciamo delle cose, tutti i giorni su questi temi. Il confronto con la politica e quindi anche con l’informazione lo vogliamo perché facciamo delle cose e non perché abbiamo un’ opinione su quelle cose ed è giusto che la parola venga data a chi le fa le cose se vogliamo produrre un cambiamento. Non voglio aggiungere altro, anche se non ho ricordato tutte le proposte emerse. Mi sembra importante la proposta di un gruppo di lavoro sul problema delle telecomunicazioni militari, che è stato citato: sono processi davvero allarmanti che noi spesso finiamo per trascurare. Probabilmente non abbiamo parlato abbastanza del ruolo delle testate regionali del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, che sono importantissime e di tutte le testate, le pubblicazioni, la carta stampata che a livello locale esistono e che svolgono un ruolo insostituibile.

Concludendo, io credo che se vogliamo essere concreti, a partire da domattina, dobbiamo continuare a fare tutte le cose che stiamo facendo con uno spirito un “nuovo”. Il nostro prossimo appuntamento sarà a Gubbio. Da qui ad allora possiamo riflettere sulle cose che ci siamo detti per poi definire insieme un programma di lavoro, non troppo ampio, mi auguro, ma molto efficace sul quale costruire un nuova grande alleanza, non solo tra noi e voi, tra operatori di pace e operatori dell’informazione, ma tra tutti coloro che hanno veramente a cuore le sorti della pace e di questo mondo che amiamo e tanto ci preoccupa. Grazie a tutti e buon lavoro.
MessaggioInviato: Mar Feb 21, 2006 8:18 am
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